Le cellule mesenchimali, di cui si sente parlare spesso negli ultimi anni, vengono utilizzate con grande successo anche in ortopedia per garantire interventi meno invasivi. Ma che cosa sono esattamente le MSC? E quale funzione svolgono? A fare chiarezza in merito all’argomento è il Dott. Carmine Naccari Carlizzi, Ortopedico e Specialista in Medicina dello Sport.
Approcci meno invasivi per contrastare l’artrosi
Con il termine cellule mesenchimali si intende delle cellule non specializzate che sono in grado di auto-rigenerarsi, nonché di differenziarsi in diversi tipi di cellule aventi funzioni specifiche. Le MSC possono essere utilizzate per trattare l’artrosi, una patologia che colpisce soprattutto gli anziani e che determina la progressiva usura della cartilagine. Di fatto, un certo grado di deterioramento è fisiologico, in quanto è dovuto ai naturali processi di invecchiamento a cui tutti gli individui vengono sottoposti.
Alcuni pazienti, tuttavia, possono andare incontro ad una degenerazione estremamente rapida. Per risolvere questo tipo di problema, fino a poco tempo fa, era necessario ricorrere ad interventi piuttosto invasivi ed a terapie riabilitative che richiedevano un periodo di degenza estremamente lungo. Negli anni si è cercato di ricercare approcci meno traumatici, votati a favorire una rapida ripresa del paziente.
Di fatto è possibile ricorrere alla chirurgia robotica e, nei casi in cui la patologia non ha interessato ancora la cartilagine, le cellule mesenchimali, che hanno eccellenti capacità rigenerative. Uno dei massimi esperti delle nuove frontiere raggiunte in campo ortopedico è il Dott. Naccari Carlizzi, di cui è possibile avere maggiori informazioni visitando la pagina Facebook del Columbus Clinic Center, dove lavora da diversi anni.
L’importanza dell’impiego delle cellule mesenchimali
Le MSC vengono estratte in prevalenza dal midollo osseo, dal cordone ombelicale, dal sangue periferico e dal tessuto adiposo. Nella maggior parte dei casi, come ci tiene a precisare il Dott. Naccari Carlizzi, il prelievo avviene dal tessuto adiposo in quanto l’accesso è più semplice rispetto a quello garantito dagli altri tessuti e le concentrazione è più elevata. Inoltre non bisogna dimenticare che il paziente, così facendo, avverte meno dolore.
La proceduta necessaria per l’estrazione e l’inoculazione delle cellule mesenchimali dura nel complesso circa 30 minuti e viene attuata in sala operatoria o in un ambulatorio chirurgico. Una volta terminata l’operazione il paziente può fare ritorno a casa e può svolgere le normali attività lavorative ed intellettuali. Nello specifico il soggetto affetto da artrosi viene sottoposto ad anestesia locale in corrispondenza della zona di prelievo adiposo.
La lipoaspirazione viene attuata con siringhe dotate di aghi fenestrati, senza generare alcun tipo di dolore. Una volta estratto il frammento di tessuto adiposo necessario per portare a termine la procedura, viene sottoposto ad uno specifico trattamento di purificazione, in modo da eliminare i residui oleosi ed ematici che potrebbero portare allo sviluppo di pericolose infiammazioni. Infine le cellule mesenchimali isolate vengono iniettate tramite apposita siringa nel tessuto danneggiato. Queste cominciano immediatamente a differenziarsi e stimolano le cellule circostanti ad auto-rigenerarsi.
I benefici garantiti dal trattamento rigenerativo con cellule mesenchimali
L’impiego delle MSC in campo ortopedico permette di apportare numerosi benefici ai pazienti. Infatti, come sostiene il Dott. Naccari Carlizzi, uno dei massimi esperti di medicina rigenerativa in Italia, la ripresa è pressoché immediata. I soggetti che si sottopongono a questo tipo di trattamento possono tornare a camminare normalmente ed a riprendere le attività quotidiane appena dopo l’intervento.
A ciò si aggiunge anche il fatto che con un’unica operazione è possibile prelevare le cellule mesenchimali dal tessuto adiposo ed anche inocularle nella zona da trattare. Non bisogna dimenticare, infine, che la cura attuata con questo particolare tipo di cellule indifferenziate è più economica ed efficace della coltivazione in vitro, precedentemente praticata, potendola associare in una unica soluzione con l’intervento chirurgico associato. In pratica, nei casi gravi, quello che si faceva con 2 interventi ora viene attuato con uno soltanto.